Alza lo striscione “Ama il prossimo tuo”, viene aggredito e malmenato

CREMONA Durante il comizio del ministro degli Interni Matteo Salvini è avvenuta un’aggressione ai danni di un ragazzo, che partecipa alle attività di un oratorio cremonese. L’episodio può essere ora ricostruito per intero, sulla base di un video girato con un cellulare da un cittadino che si trovava nelle vicinanze. Il filmato è stato poi consegnato alle forze dell’ordine, che stanno redigendo un rapporto. Una decina di minuti dopo l’inizio del discorso di Salvini, in piazza Roma, a sostegno del candidato sindaco Carlo Malvezzi, il giovane, restando in silenzio, ha alzato una sciarpa bianca, di fatto un piccolo striscione, che recava la scritta: “Ama il prossimo tuo”, gesto che è stato considerato come una provocazione dai sostenitori di Salvini. Un individuo si è avvicinato al ragazzo intimandogli letteralmente: “Tira giù quella carta igienica” e ha insistito con un linguaggio ancora più volgare. Il ragazzo non ha reagito, continuando a mostrare la scritta, ed è arrivato un personaggio robusto, che l’ha afferrato da dietro, e poiché il ragazzo ha di nuovo alzato il suo piccolo striscione, è stato circondato da diversi individui, che hanno iniziato a malmenarlo con calci e pugni, strappandogli via dalle mani lo striscione, mentre lui si piegava e si raggomitolava per difendersi. Sono intervenuti alcuni agenti in borghese, vigili urbani e poliziotti, che hanno salvato il ragazzo dal pestaggio dei sostenitori di Salvini. La vittima è poi stata medicata. Gli inquirenti stanno analizzando l’accaduto. Lo stesso Matteo Salvini si è accorto di quanto stava succedendo, e infatti pronuncia alcune parole che si possono sentire nel video postato su Facebook dal suo staff: “Lasciatelo da solo, poverino, dai! Un applauso a un comunista, che se non ci sono i comunisti ai giardinetti noi non ci divertiamo”.
Il giorno dopo è iniziato a circolare su Facebook un video che mostrava la parte finale dell’episodio, dal momento in cui qualcuno tira uno schiaffo al ragazzo, colpendolo alla nuca, fino a quando il giovane inizia a ricomporsi, tratto in salvo dalle forze dell’ordine. Nel frattempo il piccolo striscione è finito a terra, calpestato. Al termine del comizio, durato altri venti minuti, il ministro si è concesso ai selfie del pubblico, che si è messo in fila. Un cinquantenne residente in provincia di Bergamo ha approfittato della ressa, per strusciarsi sul corpo di una ragazza di 16 anni ed è stato arrestato dalla polizia.

Diniego al compostaggio, ma non è l’ambiente che decide

CREMONA Il diniego dell’autorizzazione al compostaggio di sfalci verdi ora è definitiva realtà, ufficializzata dal decreto 388 emesso ieri dal settore ambiente dell’amministrazione provinciale, con un documento di ben undici pagine. Il testo ripercorre nei dettagli la lunga trafila burocratica, una vera via crucis per gli abitanti, avviata il 22 marzo di due anni fa dalla ditta Sovea di Codogno, già attiva a Ghedi con un impianto dello stesso tipo. E’ un decreto dovuto e conclusivo, che però in altri casi si è fatto attendere oppure non è mai stato emesso. Emerge poi un dato di fatto preoccupante: il diniego è motivato dai molti rilievi critici segnalati, che però trovano ulteriore “fondatezza” nel pronunciamento dell’Ats: le criticità epidemiologiche, per l’incidenza statistica del numero di malattie e di morti, non potevano essere superate da un miglioramento del progetto. La richiesta della ditta però è stata presentata il 22 marzo 2017 e immediatamente sospesa, e l’iter autorizzativo è stato costellato da una fitta serie di richieste di integrazioni di documenti, emesse da corso Vittorio Emanuele II, e da una sequela di osservazioni degli enti locali, dei cittadini e degli esperti in materia ambientale che hanno collaborato con comitati e associazioni. Fra ricorsi al Tar, lettere e richieste di chiarimenti, l’amministrazione provinciale ha sempre concesso tempo alla ditta per migliorare il progetto e incrementare la documentazione rispondendo alle osservazioni. Sovea non ha presentato il certificato di proprietà dell’area, non ha mostrato quale sarebbe stato il percorso praticabile dei camion per raggiungere il sito designato lungo la strada delle Fienilette, ma nemmeno questo è bastato. La stessa Valutazione d’impatto ambientale è stata esclusa dal settore Ambiente il 27 ottobre 2017, con un decreto carico di prescrizioni. E’ stato ampliato il tavolo dei partecipanti alla conferenza dei servizi, estesa ai Comuni di Acquanegra e Grumello, al comitato di Crotta, a Legambiente e a Coldiretti. Sono piovute lettere e email dai residenti ma l’amministrazione provinciale, con le sue proprie competenze ambientali, non ha mai preso una decisione conclusiva, nemmeno tramite le richieste rivolte da cittadini e associazioni al consiglio provinciale, di emettere un indirizzo politico adeguato ai problemi ambientali emersi negli ultimi vent’anni. Solo l’intervento dell’epidemiologo dell’Ats Paolo Ricci ha potuto fermare l’iter autorizzativo.

Soresina, nel weekend si fa sciopero e occupazione

SORESINA CR E’ giorno di sciopero al magazzino Iper di Soresina, dove 170 operai protestano contro il rischio di licenziamento. La proprietà infatti sta considerando l’opportunità di spostare la logistica in provincia di Bergamo. Si tratterebbe di una scelta strategica gravida di conseguenze, perché i Tir dell’Iper scaricano e caricano proprio a Soresina, da dove partono per rifornire numerosi supermercati della Lombardia e dell’area Adriatica. Oggi invece i camion ripartono vuoti, per il rifiuto dei facchini di eseguire il carico. Dopo anni di lotte dei lavoratori i salari sono saliti, ma la precarietà è tutt’altro che superata, come spiega il sindacalista dell’Usb Riadh Zaghdane. L’iniziativa di lotta è di tutti i lavoratori, ed è supportata da diversi sindacati.

Il costo complessivo del lavoro è molto basso, rispetto ai prezzi delle merci e dei trasporti, eppure non esistono tutele sufficienti: si prepara infatti una nuova legge nazionale. Sarà questo quindi uno dei primi casi di cui si occuperà il nuovo prefetto di Cremona Vito Danilo Gagliardi, fresco di nomina da parte del consiglio dei ministri, ex questore di Venezia. Per gli addetti di Soresina intanto sono ore d’ansia e di preoccupazione. Il Comune di Soresina aveva puntato vent’anni fa, per favorire la crescita occupazionale, sullo sviluppo dell’area industriale, programmando una nuova superstrada di collegamento fra il Bresciano e la Paullese. L’infrastruttura però non è mai stata costruita e gli effetti negativi potrebbero farsi sentire proprio ora. Il magazzino, i cui scaffali oggi si andavano già svuotando, non sarebbe più usato come deposito di carico e scarico ma come stoccaggio di prodotti della zona, secondo la domanda del mercato. La manodopera è un piccolo mondo assai variegato, fra immigrati, italiani, europei dell’est, e c’è anche chi celebra il Ramadàn in magazzino, facendo sciopero e digiuno. All’esterno, nel parcheggio, si vedono alcuni camionisti che lavorano per i padroncini che gestiscono l’ultimo miglio: arrivati questa mattina, non possono far altro che ripartire con il camion vuoto, dopo ore di attesa.

Mercatone chiuso, lacrime e rabbia

MADIGNANO CR Scene di sconforto, delusione e rabbia davanti al Mercatone Uno, in seguito alla chiusura senza preavviso. Nella notte un’email indirizzata ai dipendenti ha annunciato il fallimento dell’intera catena, che in Italia comprende 55 negozi e 1.800 addetti. A Madignano, nell’area commerciale, artigianale e industriale erano al lavoro in 35 soltanto un mese fa. Alcuni stamattina sono venuti a ritirare gli ultimi effetti personali. Il negozio poi è rimasto chiuso, con le saracinesche abbassate. Diversi clienti sono arrivati nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio, con la ricevuta del pagamento già effettuato. Chi doveva ritirare i mobili della cameretta del figlio, chi la cucina e chi una tenda da sole. Nessuno si aspettava una chiusura così furtiva, nella notte. Gli stessi dipendenti fino a ieri sera non ne sapevano nulla e spiegavano ai clienti che non c’erano novità sul rischio di cessazione dell’attività. La rabbia non è mancata oggi pomeriggio: alcuni sono entrati nello spiazzo davanti all’ingresso, andando poi a vedere sul retro, nella zona del ritiro degli acquisti, senza però trovare anima viva. E’ scattata una fotocellula ed è suonato l’allarme, che però non era collegato con le forze dell’ordine. Nessuno dunque si è presentato agli ultimi clienti per completare le consegne. Un dramma dunque, con un finale drastico dopo una lunga agonia, che lascia col fiato sospeso anche i dipendenti delle attività vicine, come il negozio di surgelati e l’autolavaggio.  Ad aprile, quando già si temeva il fallimento, si pensava ancora che ci fosse tempo entro il 30 maggio per presentare un piano di rientro da attuare entro il 6 giugno. La proprietà, la holding Shernon, si è trovata in grave difficoltà a causa, fra gli altri motivi, dell’uscita dal gruppo di uno dei soci. Il negozio di Madignano, però, si trova in posizione strategica, lungo la Paullese e a pochi chilometri da Crema e Castelleone. Tempo fa infatti si è parlato dell’interessamento del gruppo Tosano.

Porcellasco, il consumo di suolo è di rigore

CREMONA E’ iniziata la procedura di un’altra variante puntuale al Pgt, dopo quella di via Sesto, dov’è già prevista la cancellazione di un’area verde popolata da alberi d’alto fusto. E’ la volta di via Porcellasco, dove è stata attivata Valutazione ambientale strategica, con la pubblicazione del documento di scoping, che presenta il contesto in cui si potrà attuare la proposta della Fondazione Avantea. Si tratta di un laboratorio di tecnologie della riproduzione, che svolge ricerche nel campo biomedico, grazie al finanziamento di enti pubblici, in collaborazione con enti di ricerca, università, ospedali, e con risultati di rilievo internazionale. La prospettiva, ancora una volta, però è quella del consumo di suolo, accanto ad alcuni edifici dismessi da anni e in stato di degrado. La Fondazione ha acquistato un lotto 30mila metri quadrati, allo scopo di realizzare degli stabulari, ovvero dei locali dove vengono allevati animali che saranno poi impiegati negli esperimenti. In programma anche letamai, fienile e palazzina di servizi inseriti in ampi spazi di verde riservati al pascolo degli animali. Se ne farà allora un ambito di trasformazione. Dunque il terreno non sarà più agricolo, e di conseguenza entra in gioco la legge regionale 31, che disciplina il consumo di suolo. La proposta di Avantea è di trasformare in agricola un’area di sua proprietà, che si trova in via Sant’Elena, con estensione di 8.200 metri quadrati, per una parziale compensazione. Il lotto di via Sant’Elena oggi è area di servizi, dedicata a fiere e mercati. L’amministrazione comunale, sentito il parere positivo della Regione Lombardia, ha accettato di avviare la procedura pubblica su questa proposta: del confronto, aperto alle osservazioni dei cittadini, fanno parte le associazioni Italia Nostra, Legambiente e Wwf, oltre ad Arpa, Ats e numerosi enti interessati, compresa la Regione Emilia Romagna, per la vicinanza con le aree naturalistiche del Po che rientrano nella rete di Natura 2000.

Teatro Ponchielli in balia dei soci privati

CREMONA A due settimane dal voto, il dibattito si è acceso sulla cultura, considerata cruciale per il rilancio del centro storico e del commercio, il potenziamento del turismo e il miglioramento della qualità della vita. Il candidato del centrodestra Carlo Malvezzi vuole riaprire il festival di musica e letteratura “Le corde dell’anima”, che durante l’amministrazione Perri dominava la programmazione del Comune, assorbendo però l’80% del budget annuale dell’assessorato alla cultura. L’organizzazione era di Publiaeventi, espressione del gruppo editoriale del giornale La Provincia, con il sostegno di diversi privati compresa la Tamoil. Publiaeventi poteva ripianare il deficit grazie al finanziamento del Comune: circa 120mila euro l’anno. Dall’opposizione, il Pd parlava di una sorta di regalo agli organizzatori. Il festival è tuttavia rilanciato anche da Maria Vittoria Ceraso e Andrea Sozzi, della coalizione di centrodestra, che contestano la chiusura per mera scelta politica nonostante il successo di pubblico. Il sindaco Gianluca Galimberti si è opposto, col sostegno del centrosinistra, sicché l’ultima edizione è rimasta, la quarta, quella del 2014, sempre con ingresso libero e gratuito. Enrico Manfredini, per “Fare nuova la città”, si oppone anch’egli, rivendicando invece i 107mila visitatori paganti, arrivati in quattro anni al Museo del Violino. Luca Burgazzi, per il Pd, ricorda che i bilanci devono essere in regola e che non sono poche le istituzioni culturali ad aver chiuso per avere i conti in rosso: regole che il centrodestra per lui sta trascurando gravemente. Si tratta però del rischio di chiusura che corre la stessa Fondazione Teatro Ponchielli, che ha un socio di diritto, il Comune, e diversi soci fondatori privati: la Fondazione Arvedi, l’assoindustriali, il Centro musicale Stauffer, ma anche i fondatori emeriti Zucchi e Wonder, oltre ai soci sostenitori. Il milione di euro dato originario si sta riducendo ogni anno, e nelle intenzioni del sindaco Paolo Bodini il privato sarebbe dovuto salire anche oltre il 50%, per alleggerire il Comune, che già allora cercava di non essere più proprietario né gestore. Ora però, le prospettive si complicano: da quanto trapela, alcuni soci hanno dei dubbi. Forse non rifinanzieranno la Fondazione e compiranno un passo indietro, aprendo uno scenario drammatico.

Consumo di suolo e saldi di fine amministrazione in via Sesto

CREMONA Le aste pubbliche dei beni immobili, pubblici o privati che siano, da eccezione, come dovrebbero essere, stanno assurgendo a fattore di trasformazione del territorio, che corre quindi il rischio di sfuggire al controllo della pianificazione comunale. Basta scorrere l’elenco degli edifici messi all’incanto dall’istituto vendite giudiziarie di per provare un brivido, visto il gran numero di edifici ancora seminuovi eppure sequestrati per il fallimento dell’impresa edile. Il ricavato dell’asta servirà a pagare i creditori ancora non soddisfatti. L’anno scorso il Comune ha inserito nel piano delle alienazioni l’area oggi verde di via Sesto (6.800 metri quadrati), all’angolo con via Degli Artigiani, che doveva essere di servizio, e la variante al Pgt ha previsto la possibilità di inserirla nel comparto artigianale. C’è già una proposta d’acquisto di poco meno di 300mila euro. L’avviso municipale del settore Patrimonio spiega che si possono presentare altre offerte entro il 19 giugno. Non lontano, è stato da poco realizzato il parcheggio di un centro commerciale in continua espansione. Fra via Giordano e via Lungastretta tornerà all’asta il 22 maggio uno dei lotti di un immobile dismesso da una ventina d’anni, in parte pericolante e ancora coperto con eternit. Le lamentele dei residenti della zona riguardano gli insetti, l’immondizia che viene buttata dai passanti all’interno del cortile del fabbricato tutt’ora sotto sequestro giudiziario. In uno dei garage aveva trovato sistemazione un senzatetto, che dopo il clamore delle ultime notizie ha preferito non farsi più vedere. Il lotto all’asta a fine maggio, con operazioni di vendita a cura del notaio Marco Gianluppi, riguarda una ventina di appartamenti, per un valore di base di 270mila euro. Anche in questo caso, come in tanti altri, gli istituti di credito potranno fare la parte del leone, dopo aver prestato denaro mai restituito. I progetti, per riutilizzare gli edifici costruiti e mai venduti, in seguito a una bolla speculativa di notevoli proporzioni, sono destinati a modificare pesantemente il paesaggio urbano. Chi invoca una soluzione politica, vista la bolla speculativa e l’imponente consumo di suolo che si è verificato a Cremona, e che ancora continua, non viene ascoltato.

Campus Santa Monica, spuntano le critiche

CREMONA Il progetto di restauro e risanamento conservativo dell’ex monastero di Santa Monica e del Magazzino Carri, presentato dalla Fondazione Arvedi Buschini, è stato approvato dalla giunta Galimberti, che già tre settimane fa mostrava al pubblico, nelle sale di palazzo comunale, il plastico che illustrava gli effetti dei lavori già in corso, resi possibili dall’accordo di programma del novembre 2017 fra Comune, Provincia, Regione, che versa un milione e 700mila euro, Fondazione Cariplo, Università Cattolica e Fondazione Arvedi Buschini. L’ex monastero di via Bissolati, quindi, si trasforma in polo universitario in grado di accogliere un migliaio di studenti, ancor prima di essere stato conosciuto dai cittadini di Cremona. L’ex convento infatti è chiuso al pubblico da anni, con l’eccezione delle giornate del Fai. Il sindaco Gianluca Galimberti ha chiesto ampia collaborazione, al di là di ogni divisione, ritenendo che il futuro della città, per chi crede in una prospettiva di crescita, passi per il Campus Santa Monica. Critiche però ne sono emerse, a partire dal gruppo Facebook “Cremona Ancor” creato da Daniele Disingrini, che fa parte dell’associazione Progetto Rinascimento. La trasformazione in campus, su modello americano, con il trasferimento della Cattolica da via Milano in centro, non è a tutti appare l’unica soluzione possibile. Un’alternativa poteva essere un profondo lavoro di restauro conservativo di tutta la chiesa del monastero, che ha 700 anni, per salvarne gli splendori originari. Durante le due guerre mondiali è stata molto rimaneggiata e utilizzata come magazzino carri: ecco perché dietro l’altare si vede un passo carraio. Non si sa nemmeno, oltretutto, se siano andati perduti degli affreschi, che comunque sono stati nascosti dalle imbiancature. Il pavimento originale in terracotta è stato ricoperto da una gettata di cemento. L’ex convento, già trasformato in caserma da Napoleone Bonaparte, poteva dunque essere almeno in parte recuperato e salvato così com’era, e divenire punto d’attrazione turistico. Ha prevalso una scelta ben diversa, senza nemmeno che a Cremona si sia svolto un dibattito aperto, pubblico e a più voci.  Il via libera della Soprintendenza risale al 9 aprile.

Nuove cave per l’economia anni Novanta

CREMONA Le cave di riserva per l’approvvigionamento dei lavori dell’autostrada Cremona-Mantova, e di un tratto di Tibre, sono già inserite nel documento di scoping adottato dall’amministrazione provinciale per la revisione del piano cave. Il documento di scoping offre il quadro di riferimento utile alla Valutazione ambientale strategica, superata la quale l’approvazione finale sarà decisamente agevolata. Mentre impera la campagna elettorale e le amministrazioni locali stanno per rinnovarsi, l’ente Provincia lavora e compie dunque un nuovo passo avanti per favorire il rilancio delle escavazioni di sabbia e ghiaia, più nel Cremonese che nelle altre zone della provincia. Escludere le cave di riserva per la costruzione dell’autostrada sarà quindi quanto mai difficile: ci avevano provato alcuni anni fa, sondando il terreno, alcuni esponenti delle associazioni ambientaliste, che avevano chiesto un parere a Carlo Vezzini, allora presidente della Provincia, senza ottenere prese di posizione. Oggi, dopo lo stop al piano cave dato dalla giustizia amministrativa, che ha escluso gli scavi nel geosito di Pianalto della Melotta, lo stesso Vezzini è presidente di Stradivaria, la controllata di Centro Padane che ha la convenzione regionale per realizzare l’infrastruttura. Già la premessa del documento di scoping ripropone il linguaggio degli anni Novanta, riconoscendo che l’attività estrattiva, malgrado gli effetti ambientali rilevanti, ha un’importanza primaria nell’economia di un paese, favorendo le reti viarie e addirittura “l’aumento dell’occupazione”, un servizio per l’industria e l’attività edilizia. Il consumo di suolo e tutti i problemi ambientali sono in secondo piano. Non per nulla gli obiettivi di sostenibilità vengono considerati tutti quanti compatibili, almeno parzialmente, con la modifica del piano cave, che consiste di 35 ambiti estrattivi di sabbia e ghiaia, uno di torba e ben 8 cave di riserva di sabbia e ghiaia. E’ prevista una nuova cava a Crotta d’Adda, nelle vicinanze dell’Adda, in località depuratore, per 20mila metri cubi all’anno per 10 anni. La cava di riserva 5, fra Gussola e Torricella del Pizzo, prevede oltre 6 milioni e mezzo di metri cubi di sabbia e ghiaia, da utilizzare per la Tibre e in parte minore per la Cremona-Mantova. Si scaverà anche fra Gussola e Martignana Po, per le due autostrade, e a Pessina Cremonese e Cicognolo per la Cremona Mantova.

Inceneritore, tassa occulta da 961mila euro

CREMONA La determinazione del settore Ambiente del Comune, firmata il 17 aprile dalla dirigente Mara Pesaro, confessa nell’ultima delle quattro pagine il dato più amaro: 961.400 euro che il Comune pagherà quest’anno per poter usare l’inceneritore, una tassa occulta, una spesa che aumenta di 50mila euro rispetto a due anni fa. Sono soldi che l’amministrazione incassa dai cittadini che pagano la Tari, utilizzati, come vuole la legge, per coprire i costi complessivi della gestione del servizio rifiuti, sui 10 milioni annui, praticamente invariati negli ultimi anni. Nel 2014 il sindaco Gianluca Galimberti prometteva la chiusura dell’impianto di San Rocco entro tre anni con un piano industriale adeguato, ora il programma del ricandidato Galimberti ripropone l’obiettivo, entro la data del 2024, indicata da A2A. Chi si aspettava un taglio della Tari dopo l’incremento della differenziata, arrivata al 75%, non è stato soddisfatto. La promessa si rinnova e si precisa nel programma elettorale. Rispetto ai programmi che Lgh valutava anni fa, il “raddoppio” dell’impianto di San Rocco, con il cosiddetto revamping, non si farà. Il piano industriale di Lgh, nel frattempo acquisita da A2A, prevede investimenti in Lomellina, non a Cremona: l’auspicio del centrosinistra, come sottolinea l’assessore Alessia Manfredini, è che il flusso dei rifiuti da incenerire sia spostato verso Corteolona, dove la Provincia di Pavia ha già autorizzato il raddoppio dell’impianto esistente. La città di Cremona bruciava 14mila tonnellate, a San Rocco: il dato ora è sceso a 10mila, soprattutto grazie alla crescita della differenziata in città. San Rocco però riceve rifiuti da tutta la provincia e ne smaltisce 75mila tonnellate all’anno: Cremona non è quindi decisiva e necessita della collaborazione degli altri Comuni. Il compito della nuova società Linea Green, che ha sede in viale Trento Trieste, è però offrire un’alternativa al teleriscaldamento, una volta scollegato dall’inceneritore. Il centrosinistra promette quest’anno di lavorarci seriamente con Lgh. La decisione spetterà ad A2A e a favore degli ambientalisti cremonesi dovrebbe giocare la riduzione degli incentivi governativi, che punta a far accorpare gli impianti. Da parte loro, gli abitanti della Lomellina sono già mobilitati, perché in questi giorni è stato autorizzato dal Tar il tredicesimo impianto di trattamento fanghi nella sola provincia di Pavia.