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Arvedi, il treno merci disturba i residenti

CREMONA A distanza di sei mesi, la delibera della giunta Galimberti, che approvava l’atto di indirizzo del Comune di Cremona in occasione del rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale all’acciaieria Arvedi, non è ancora stata pienamente attuata. Una parte dei residenti di Cavatigozzi, in particolare, è ancora esposta al rumore del treno merci dell’acciaieria, gestito della società Sograf, che con i suoi 13 addetti si occupa del raccordo ferroviario base nella zona del porto canale.

I soci della Sograf sono l’acciaieria e il tubificio Arvedi per il 48,13% ciascuno oltre alla Liquigas e all’Abibes, che hanno l’1,57% a testa. Il presidente è Paolo La Bruna. La giunta comunale, che ha consegnato l’atto di indirizzo all’ente Provincia, titolare dell’autorizzazione Aia, ha messo nero su bianco che “dalla documentazione presentata risulta un notevole aumento di produzione che porterà ad un aumento del traffico, anche di quello ferroviario. Si ribadisce che l’attuale sistema di trasporto ferroviario sta recando disturbo agli abitanti di Cavatigozzi per il rumore provocato dai mezzi Diesel e dalle segnalazioni acustiche”. Di conseguenza la giunta Galimberti chiede “di produrre un manuale di gestione del sistema di approvvigionamento e trasporto dei materiali in modo che possa essere ridotto il più possibile il disturbo provocato.
Ci si riserva inoltre di valutare con le ditte coinvolte e la proprietà del sedime ferroviario la necessità dell’installazione di dispositivi di mitigazione secondo la normativa vigente”.
Dopo sei mesi e mezzo nulla è cambiato. Il comitato di quartiere, rinnovatosi in questi giorni, promette di occuparsene. Intanto nella zona Dossetto di Cavatigozzi, come riferiscono alcuni residenti, si sente nella notte un intenso rumore di fondo, simile a un grande ventilatore: è il rumore del nuovo forno Quantum e dell’acciaieria. Il treno merci passa a qualsiasi ora del giorno e della notte e non si vede alcuna mitigazione. E riposare da tempo è realmente difficile.

Notti rumorose col treno dell’acciaieria Arvedi

Si vive in funzione del capitale, per il quale le istituzioni democratiche svolgono un efficiente lavoro di servizio. Chi ha motivo per protestare deve adeguare la propria pazienza ai tempi dei detentori del potere e della conversione o riorganizzazione delle attività industriali. Per chi abita a Cavatigozzi, zona di via Dossetto, è così da anni.  

 

 

CREMONA Tremano i vetri delle finestre di notte, al passaggio del treno dell’acciaieria Arvedi nel quartiere Dossetto di Cavatigozzi, che è separato dall’area industriale soltanto grazie a via Acquaviva e alcuni alberi. Si tratta di un’area che non è stata ancora sottoposta a risanamento acustico, diversamente da altre zone di Cavatigozzi, e negli ultimi giorni, come riferiscono diversi residenti, il rumore è aumentato: passano più treni di notte e frenano proprio davanti alle finestre di alcune abitazioni.

Via Bergamaschi e via Dossetto sono esposte a un inquinamento acustico che è stato preso in esame durante l’ultima riunione dell’Osservatorio Arvedi, nella sala del consiglio comunale, mercoledì primo febbraio. L’assessore all’ambiente Alessia Manfredini ha annunciato un protocollo, sul funzionamento del treno, che però non è stato ancora attivato, anzi il macchinista continua ad azionare il cicalino d’allerta, per lui obbligatorio poiché attraversa un percorso parallelo a via Acquaviva, non protetto dal passaggio di pedoni o veicoli. Il binario, come notato da alcuni residenti, viene utilizzato come scambio, non solo per il passaggio dei convogli diretti all’acciaieria. Il treno inoltre sosta a lungo con il motore acceso. Le stesse abitazioni sono inoltre esposte ai rumori del tubificio Arvedi, ma anche di un altoparlante, utilizzato probabilmente da un’altra azienda. Ai gong del tubificio si aggiungono i boati uditi nei giorni scorsi dalla zona dell’acciaieria, dove sono tornate a elevarsi nel cielo alte colonne di fumo. Anche nelle ultime settimane il comitato di quartiere ha inviato segnalazioni all’Arpa, al Comune e a tutte le istituzioni, senza però risultati. L’osservatorio Arvedi ha predisposto diversi monitoraggi. Si è già concluso il piano di controlli sulle sostanze odorigene, affidato al chimico e tossicologo Fabio Denicoli. Dall’indagine è emerso che solo quattro composti chimici su 54 sono risultati presenti in quantità superiore ai valori di soglia olfattiva. Nell’ultima assemblea di quartiere, il presidente Daniele Ardigò ha confrontato il metodo di lavoro attuale dell’Osservatorio Arvedi attuale con il metodo applicato alcuni anni fa, quando i residenti stessi erano commissari dell’Osservatorio così come i funzionari e potevano confrontarsi direttamente chiedendo verifiche e dati. L’amministrazione Galimberti ha invece trasformato l’Osservatorio in commissione comunale, i cui componenti sono esclusivamente i rappresentanti delle istituzioni, mentre i residenti hanno soltanto il ruolo di uditori e non possono fare altro che domande dai banchi del pubblico.

Malvezzi: ecco perché l’inceneritore non sarà chiuso

C’è un motivo, secondo Carlo Malvezzi, per cui l’inceneritore continuerà a funzionare fino al 2029. Dipende dal teleriscaldamento. Il calore dell’inceneritore infatti è inquadrato dalle norme come fonte rinnovabile e quindi premiato. Chiuso l’impianto, il teleriscaldamento dovrebbe funzionare mediante una caldaia, dunque senza incentivi per le rinnovabili. La conseguenza sarebbe un incremento dei costi del 30%, che ricadrebbe sugli utenti, fra i quali molti condomini popolari, che non potrebbero pagare, facendo salire i costi per il Comune o per l’azienda. Troppo costoso, quindi, chiudere l’inceneritore: né il Comune né Lgh, ormai socio di minoranza di A2A, potrebbero permettersi la spesa. Il programma di chiusura è economicamente insostenibile, e la stessa lettera di Lgh, che si è detta disposta alla dismissione entro il 2024, in realtà non presenta altro che una proposta di studio troppo generica per essere realistica. Chi infatti realizzerebbe l’alternativa dell’economia circolare, con decine di migliaia di rifiuti indifferenziati da riciclare? Il consigliere regionale indica poi un fatto: stamattina, nella conferenza dei servizi che ha rinnovato l’autorizzazione integrata ambientale dell’inceneritore, era presente una sola persona per il Comune di Cremona: la funzionaria Cinzia Vuoto, la quale ha votato sì al funzionamento dell’impianto fino al 2029, come previsto dallo Sblocca Italia, ormai legge.

Il Comune da parte propria vorrebbe attivare il teleriscaldamento tramite l’acciaieria Arvedi: è già previsto dall’autorizzazione integrata ambientale il nuovo servizio per 300 utenze nelle immediate vicinanze, quindi soprattutto a Spinadesco. Un progetto per il collegamento del teleriscaldamento da Cavatigozzi a Cremona non c’è e sembra inoltre molto costoso da realizzare.

 

Discariche Arvedi, l’ente Provincia chiarisce

Una nota dell’amministrazione provinciale, rispondendo ad alcune domande sulla situazione delle discariche di rifiuti provenienti dall’acciaieria Arvedi, conferma che la pratica di autorizzazione integrata ambientale, relativa alla proposta di discarica a Grumello, è sospesa. A Crotta D’Adda inoltre l’impianto gestito dalla società Cremona Ecologia, di proprietà Arvedi, è completato al 30%, non al 50%, dato che il volume complessivo, compreso l’ampliamento in corso, già autorizzato nel 2015 dallo stesso settore Ambiente della Provincia, è di un milione e 700mila metri cubi e oggi il volume dei rifiuti inerti è di poco superiore al mezzo milione di metri cubi. Non ci sono ulteriori richieste di ampliamento riguardanti Cremona Ecologia.
L’ipotesi di una nuova discarica di conseguenza si allontana nel tempo.
Uno dei probabili motivi, come ha spiegato Alessandra Barocci durante l’ultima riunione dell’Osservatorio Arvedi, è che una buona parte delle scorie presenti nel deposito di via Riglio a Cavatigozzi viene ceduta come sottoprodotto sul mercato, per completare il sedime stradale. La legge consente la trasformazione delle scorie in sottoprodotti: le scorie diventano rifiuti inerti solo successivamente, dopo un trattamento specifico.
Il riciclo dei rifiuti speciali e l’uso delle scorie come sottoprodotti possono ridurre la produzione dei rifiuti. Resta l’ipotesi di un ulteriore aumento di produzione dell’acciaieria, che, come già avvenuto in passato, potrebbe superare i limiti previsti dall’autorizzazione integrata ambientale: i dati della produzione consentita infatti sono stati aggiornati.

La discarica Arvedi di Crotta cresce: dove e quando la prossima?

La discarica di Crotta D’Adda è stata gestita senza errori: mai una diffida dal settore Ambiente della Provincia. A ottobre il nuovo lotto, che viene scavato in questi giorni, inizierà ad essere riempito dagli inerti dell’acciaieria Arvedi. In futuro però il forno Quantum, appena installato, potrebbe generare un nuovo aumento di produzione, come già avvenuto negli anni scorsi. Quindi, se il riciclo dei rifiuti speciali non diverrà una realtà decisiva, si riproporrà nei prossimi anni la necessità di un’ulteriore discarica. A Spinadesco? A Grumello? Proposte, progetti, ipotesi e timori si accavallano. Il Comune di Crotta d’Adda ha effettuato i controlli dovuti, senza riscontrare mancanze. L’impatto ambientale sul territorio è però destinato a farsi più pesante? E la pianificazione territoriale riesce a governare sviluppi industriali a volte impetuosi?

 

 

 

CROTTA D’ADDA CR Sono iniziati il 5 giugno a Crotta D’Adda i lavori d’ampliamento della discarica di rifiuti inerti provenienti dall’acciaieria Arvedi, e già si apre nella campagna una nuova ampia buca della profondità di diversi metri, scavata nel campo di fronte alla sede attuale dell’impianto gestito da Cremona Ecologia. La discarica di inerti in località cascina Moncucco è stata autorizzata il 27 agosto del 2009 ed è colma all’incirca per il 50%. L’ampliamento viene eseguito dalla ditta Ecosteel, anch’essa nell’orbita dell’acciaieria cremonese, per un importo di 750mila euro: un decreto dell’amministrazione provinciale del 2015 rende possibile l’estensione della discarica nella zona del canale navigabile, che il Coordinamento dei comitati ambientalisti Lombardia aveva consigliato di utilizzare per il trasporto, riducendo così il traffico. Motivi di sicurezza hanno fatto preferire l’uso dei camion, 45 al giorno in entrata e in uscita in località Moncucco, senza passare per il centro abitato di Crotta. La preoccupazione del comitato di quartiere di Cavatigozzi riguarda l’impatto delle discariche e dei depositi di scorie dell’acciaieria, aumentati di dimensione negli ultimi anni. Timori sono stati manifestati anche a Grumello con una petizione sostenuta da più di 700 firme per dire no a una nuova discarica vicino a Roggione, il cui iter amministrativo attualmente è fermo, per il gran numero di prescrizioni richieste da Comune e Provincia e varie altre difficoltà. La discarica di Crotta a febbraio è diventata di proprietà dell’acciaieria Arvedi e accoglie circa 900mila metri cubi di inerti, su un totale di un milione e 715mila metri cubi, dopo il sopralzo autorizzato nel 2014 e la modifica del progetto risalente al 2015. Le scorie vengono portate via camion per la maggior parte nel deposito di via Riglio, dove in parte possono essere usate per produrre un materiale che, come sottoprodotto, viene collocato sotto il sedime stradale. Parte delle scorie diventa però rifiuto inerte ed è destinata a Crotta, ai confini con la provincia di Lodi. Per altri sette anni forse l’impianto di Cremona Ecologia potrà bastare, tuttavia il nuovo forno Quantum potrà consentire un aumento di produzione. Per questo l’attenzione degli abitanti e degli ambientalisti è sempre elevata, per l’eventuale richiesta di una nuova discarica.

Acciaieria di lotta e di governo

Il comunicato stampa pubblicato sabato 24 su “La Provincia di Cremona” in prima pagina, apparso anche su “Cremonaoggi”, è così preoccupante che fa discutere ancora, più di una settimana dopo la pubblicazione.

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Il comunicato afferma che le Acciaierie Arvedi spa (di Cremona e di Trieste) “continuano a subire illegittime e inaccettabili pressioni, la cui ragion d’essere rischia di apparire francamente estorsiva, realizzate anche attraverso la diffusione di notizie false e tendenziose”. Di conseguenza la società Acciaierie Arvedi “provvederà a perseguire tutti i responsabili nelle opportune sedi”.

E’ davvero molto preoccupante! Il riferimento è alle polemiche di Trieste sull’area a caldo? Sembra la descrizione di una specie di attività mafiosa o comunque di un’alleanza tra forze diverse (un’organizzazione a scopo criminale), che diffondendo notizie false e tendenziose – all’insaputa di una testata comunque ostile? – riesce a esercitare pressioni a scopo di estorsione.

C’è da augurarsi che non esista una simile attività criminale contro nessuna industria.

Durante l’ultimo Osservatorio Arvedi, nel quale è stata esposta l’ultima Autorizzazione integrata ambientale, l’acciaieria ha dimostrato un atteggiamento collaborativo verso le istituzioni e gli organi di controllo, in particolare mediante gli interventi di Alessandra Barocci. Non è una novità. L’acciaieria collabora con le istituzioni, che da parte loro – è compito del settore Ambiente della Provincia, e in altri casi del settore Pianificazione territoriale – dettano prescrizioni, cioè obblighi che l’industria siderurgica deve rispettare per la propria compatibilità ambientale.

Qualche giorno dopo è stato pubblicato il comunicato riprodotto qui sopra in foto. Appaiono così due volti diversi dell’acciaieria, l’uno collaborativo l’altro allarmato da quel tipo di pressioni, sinora rimaste anonime. Quindi la principale industria cremonese, con il suo cavaliere del lavoro, combatte, lotta, si oppone ad atteggiamenti particolarmente aggressivi. Quali, per ora non si sa.

La via maestra resta quella dell’Osservatorio Arvedi, spesso criticato, ma in grado di informare e di far applicare le leggi senza spirito di parte. La pubblica amministrazione non può essere schierata contro o a favore di un privato.

 

 

 

 

Arvedi, ampliamento della discarica di Crotta d’Adda

I lavori per l’ampliamento della discarica di Crotta d’Adda, di proprietà dell’acciaieria Arvedi, sono iniziati il 5 giugno, richiesti dalla stessa acciaieria a Ecosteel. Risale a febbraio la voltura della proprietà della discarica, che era di Cremona Ecologia. Si tratta dell’impianto per la gestione di rifiuti inerti presso la cascina Moncucco. Circa sei mesi fa, da una tabella pubblicata dall’ente Provincia, risultava che la discarica era piena a IMG-20170702-WA0001metà, dato che conteneva quasi 900mila metri cubi di inerti su un totale di un milione e 715mia e 150 metri cubi, reso possibile da alcuni ampliamenti successivi all’autorizzazione iniziale, che risale al 2019. Nel 2014 è stato autorizzato, sempre dall’amministrazione provinciale il sopralzo dell’impianto: nel 2015 è stato modificato il progetto.

La gran parte delle scorie dell’acciaieria Arvedi viene portata nel deposito di via Riglio. Le scorie in parte vengono trattate come sottoprodotti e usate per produrre e vendere Inertex, un materiale collocato sotto il sedime delle strade. Dopo un certo periodo, le scorie non usate come sottoprodotti diventano rifiuti e vengono portate nella discarica di Crotta D’Adda, con trasporto per mezzo di camion, 45 al giorno in entrata e in uscita.

 

Acciaieria Arvedi, tre persone all’ospedale per infortunio

Cremona Tre persone sono state coinvolte nell’infortunio accaduto oggi
poco dopo mezzogiorno in via Acquaviva 18, presso l’acciaieria Arvedi.
Si è trattato di infortuni sul lavoro per schiacciamento. Per la
gravità, l’ospedale ha assegnato due codici rossi, a due uomini di 43
e 48 anni, e un codice giallo. Sono intervenuti per i rilievi l’Ats
Valpadana, azienda per la tutela della salute e la Questura. Sono
accorse sul posto due ambulanze del 118 e un’auto medica.
I tre lavoratori feriti, tutti al servizio di una ditta esterna, erano
impegnati in un’attività di manutenzione nella zona delle siviere e
stavano usando attrezzature della ditta esterna. I traumi sono stati
dovuti al cedimento di un paranco, per motivi ancora da accertare.

Coil vagante sulla rotatoria, la Polstrada sta ricostruendo la dinamica

CREMONA Questa mattina l’enigma dell’incidente di ieri alle 4.10, sulla rotatoria fra le vie Eridano, Castelleone e Seminario, sulla tangenziale di fronte a CremonaPo, non aveva ancora una soluzione. Non è del tutto chiara la dinamica e i problemi da risolvere non sono oggettivamente semplici nell’attribuire le responsabilità, come spiega la Polizia Stradale di Casalmaggiore. Non è la prima volta che occorre tempo. Il camion che trasportava il coil dell’acciaieria Arvedi proveniva dalla direzione Milano, e nell’affrontare la rotatoria lo spostamento del coil ha fatto ribaltare il camion, un autoarticolato che trasportava il coil in un semirimorchio. Il coil – un nastro d’acciaio del peso di 24 tonnellate e 960 kg – era trattenuto da piattaforme. Molto probabilmente la causa dello spostamento del coil è la velocità: non è chiaro però, in assenza di una videocamera e di testimonianze precise, perché l’autista abbia accelerato più del dovuto. Per evitare problemi al traffico la polizia stradale ha creato delle deviazioni contromano sulla rotatoria, mentre i vigili urbani dirigevano il traffico. Una situazione pericolosa, ancora una volta, con diversi precedenti nella stessa rotatoria e nell’altra, fra CremonaPo e ingresso del Cambonino, oltre che sul peduncolo. In diversi casi i coils d’acciaio sono rotolati sull’asfalto. Inevitabili le domande sull’adeguatezza delle rotatorie e delle condizioni di trasporto dei coils, visto il loro peso.

Acciaieria Arvedi al lavoro sulle nuove prescrizioni

Dopo anni non si parla più di segnalazioni e proteste, bensì di prescrizioni, cioè di obblighi a carico del complesso siderurgico Arvedi decisi dall’amministrazione provinciale, consultati Comuni, istituzioni, enti e organi di controllo. In particolare, il frastuono che di notte tormenta una zona di Cavatigozzi prossima al tubificio dovrebbe finire. La società Arvedi sta collaborando attivamente a ridurre l’impatto ambientale: alla riunione di ieri ha partecipato Alessandra Barocci, ingegnere, intervenuta nel merito. Il confronto tra industria siderurgica e pubblica amministrazione, a quanto pare, sta diventando produttivo. L’attesa per i primi risultati, nei prossimi tre mesi, è elevata.

 

 

 

CREMONA Un autoarticolato che trasportava coil dell’acciaieria Arvedi stamattina attorno alle 4.10 ha perso il carico di un coil, caduto sul ciglio di via Eridano, all’incrocio con via Castelleone. Sono intervenuti la polizia stradale di Casalmaggiore e i vigili urbani di Cremona, di supporto per regolare il traffico. L’area è stata transennata ed è stato collocato un cartello segnaletico. Non ci sono stati feriti. Il nastro d’acciaio è rimasto per ore a lato della tangenziale. I precedenti sono già diversi. Coil sull’asfalto il 30 maggio, lungo la rotatoria davanti all’Ipercoop, ma anche il 12 ottobre 2016, sulla stessa rotatoria, e ancora il 18 luglio dell’anno scorso, e poi l’11 maggio del 2015  e ancora il 22 gennaio, di nuovo in via Castelleone a Cremona. Lo stesso tipo di incidente si è verificato anche a Soncino. Da anni il comitato di quartiere di Cavatigozzi ha chiesto alle istituzioni più sicurezza per i trasporti di coils d’acciaio. E ieri pomeriggio in Comune l’Osservatorio Arvedi ha illustrato ai cittadini, alle associazioni ambientaliste e al comitato di quartiere, oltre che ai Comuni e ai cittadini di Spinadesco e di Sesto ed Uniti, la nuova autorizzazione integrata ambientale, rilasciata dall’amministrazione provinciale, che ha così dato il via libera, di fatto, all’aumento di produzione grazie all’avvio del nuovo forno Quantum. Tra gli obblighi posti dall’ente Provincia e dai Comuni all’acciaieria Arvedi ci sono nuovi lavori per la sicurezza delle strade, e una serie di monitoraggi sugli impatti ambientali e di interventi per ridurre i rumori e controllare le emissioni di fumo. Tutto l’impatto ambientale del complesso industriale Arvedi è stato rivisto. Attenzione particolare è stata dedicata al tubificio. Dopo anni di proteste e segnalazioni, ci sono novità per la zona di Cavatigozzi dove più volte i cittadini hanno lamentato forti rumori notturni, a causa del passaggio del treno dell’acciaieria e dell’attività del tubificio. L’acciaieria dovrà provvedere a realizzare un passaggio a livello, che porrà fine al continuo uso della sirena del trenino. Presso il tubificio e l’acciaieria, inoltre, segnali luminosi per i camion dovranno sostituire gli altoparlanti, che danno indicazioni ai conducenti ad alto volume nel cuore della notte togliendo il sonno a diversi residenti, secondo le segnalazioni. Fra i monitoraggi che stanno per essere attivati, ci sarà anche il controllo sulle emissioni odorose. Nuove segnalazioni, negli ultimi giorni, riguardano la diffusione di polveri provenienti dalle montagnole di scorie di via Riglio: per l’acciaieria Arvedi, Alessandra Barocci ha assicurato il rispetto dei protocolli, che prevedono di bagnare le scorie in modo che non si disperdano.