Pur dopo un anno positivo, il 2016, e tanti investimenti pubblici e privati, dal 2012 le statistiche sono negative. Il Pd però ha cambiato linea: il dibattito che aveva preceduto le ultime elezioni, soprattutto sullo statuto della Fondazione Stradivari, è stato zittito per lasciare il posto alla propaganda.
CREMONA Petto in fuori in Comune per l’andamento positivo nel 2016 degli ingressi nei musei comunali, alle mostre e alla pinacoteca di palazzo Affaitati. L’amministrazione ha contato 68mila presenze, il 12% in più rispetto al 2015. Nessuno più ricorda il dato del 2012 quando le presenze erano state ben 98mila, prima dell’apertura del museo del violino, gestito dalla Fondazione Stradivari, di cui l’amministrazione cittadina è il socio principale, con un contributo annuo di 365mila euro. Il dato allora cambia e diventa clamorosamente negativo: meno 31% per i musei comunali, in assenza delle statistiche del museo del violino. Sono state dimenticate le polemiche del Pd, all’opposizione fino al giugno 2014, che lamentava la carenza di un piano economico e finanziario che garantisse la tenuta del museo del violino. Il Pd dopo le elezioni ha cambiato linea. Da quando il museo del violino ha iniziato l’attività, con un rilevante impegno promozionale, ha richiamato grande attenzione, mettendo in ombra i musei civici. Sull’integrazione del sistema museale, per unire le energie tra pubblico e privato, il sindaco Gianluca Galimberti ha giocato forse la sua sfida principale, nel tentativo di far quadrare il cerchio tra musei, e iniziare a rilanciare il turismo il commercio partendo dall’indotto delle visite ai musei. Luigi Amore, di Obiettivo Cremona con Perri, lamenta la carenza di dati neutri che spieghino se gli investimenti pubblici nel settore cultura e musei sono stati recuperati laddove si paga un biglietto d’ingresso, anche se non c’è l’esigenza di fare profitto. Ancor oggi non è ben chiaro quanti siano stati i visitatori portati a Cremona da Expo 2015, visti gli investimenti fatti. La pinacoteca nel 2016 ha comunque registrato duemila visitatori in più, mentre il museo di storia naturale ha chiuso in negativo. L’amministrazione gongola tuttavia per i 15mila visitatori della mostra su Janello Torriani organizzata al museo del violino, senza dire però quanti sono stati gli studenti. Il museo archeologico conferma le stesse presenze del 2015, mentre il museo della civiltà contadina, al Cambonino in periferia, ha perso duemila visitatori, per il mancato finanziamento di una mostra da parte dell’amministrazione provinciale. Luigi Amore può criticare la scarsa condivisione in tanti settori, compreso il welfare: si evidenziano statistiche positive o negative ma una verifica è spesso è impossibile, a meno di risalire, nel caso dei musei, al 2012. Allora era il centrosinistra a criticare le spese, fra l’altro, per la manifestazione Corde dell’Anima: i visitatori però erano visibili.
Categoria: cultura
Sostituire il presente col passato, la cronaca con le sua dirompente esuberanza, col suo sobbollio discrepante, la sua corrosione incessante delle stratificazioni del risaputo e dell’inautentico, la cronaca che segue le tortuose cinconvoluzioni del kapitale prometeico ma proteiforme con un dogma, un emblema, un marchio, con un’appropriazione di spazi informativi: piantare non lussureggianti alberi ovver cespugli, ma bandiere, simboli, e perché? Per dominare, segnare i confini, proclamare che lì ci solo loro!

Il marchio muore se non viene affermato continuamente, e la vita non è altro che affermazione di sé, ammesso che un sé ci sia, che non sia anche finzione e feticismo ai fini del mercato. Allora erompe Stradivari, non perché è il ben noto grande liutaio, bensì perché chi se n’è appropriato e larvatus prodest, procede mascherato. A pagina 25 del quotidiano “La Repubblica” di oggidì prorompe il violino settecentesco, con il mistero del guazzabuglio chimico, quella fatidica miscela che il genialissimo artigiano utilizzava, e di nuovo naturalmente sempre lui, il museo del violino, con il presidente dello Stradivari Friends, l’ottimo Paolo Bodini, già apprezzato sindaco e deputato ulivista ora al lavoro per sostenere …. il mito di Stradivari, oggetto di una nuova ricerca scientifica su quella miscela che non ci fa dormire di notte. Perché mai quei violini sono i migliori? Dobbiamo saperlo! Poi però lo scrupoloso giornalista ricorda quel famoso esperimento: una decina dei migliori violinisti del mondo avevano individuato un violino moderno come il migliore, meglio ancora di Stradivari e Guarneri del Gesù. Bene. Siamo all’ennesima puntata. Il mito dev’essere rinverdito da un rito. Urgono nuovi studi, iniziative, qualcosa di nuovo sull’antico. Impazzano i voucher? Patiscono gli artigiani, i negozianti, gli insegnanti, gli stessi giornalisti, gli apprendisti, gli stagisti? No, impera Stradivari, sempre lui, ma perché? Per sottomettersi al museo del violino e alla politica promozionale del Comune e del munifico benefattore cavalier Arvedi. Ecco il signore, ecco il bambin stradivarino, la lega invincibile risultata dalla fusione della volontà del Comune e dell’acciaieria Arvedi nella Fondazione Stradivari di piazza Marconi, dove si estolle sfidando l’infinito futuro e l’infinito passato il museo dell’eterno ma sempre nuovo violino, perché il violino cremonese è ancora lui, il capitale nel suo mutar forma dominando e riaffermandosi, perché questa è la politica, questa la dominazione, il trionfo del capitale!

“A Cremona c’è ciò che messo tutto insieme non si trova altrove nel mondo – E’ il sindaco Gianluca Galimberti ad esprimersi così, e aggiunge anche il motivo di questo tono roboante: “Questo vuol dire appetibilità turistica, culturale ed economica incredibile”. Ma davvero? Eppure sono virgolettati del sindaco, parte integrante di un comunicato della sua portavoce. Cremona ha una “appetibilità turistica, culturale ed economica incredibile”! Galimberti è riuscito a pronunciarsi così in un un convegno (“Strumenti musicali, un’eccellenza dell’artigianato artistico italiano”) organizzato dalla Cna a Roma al Senato, nella “Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato“.

Galimberti sostiene il Sì al referendum costituzionale: se avrà ragione potrà quindi diventare senatore, da sindaco. E che sindaco! Invece di impegnarsi per i cittadini del suo Comune, dedica energie impressionanti alla promozione della liuteria! Con tutto il rispetto per l’artigianato professionale e il prestigio della liuteria cremonese nel mondo, non s’è mai sentito che la liuteria trasformi una città, e nemmeno che Cremona abbia quelle immense qualità dal punto di vista turistico, culturale ed economico! Galimberti però insiste col Sistema Cremona, legando ormai ufficialmente l’immagine internazionale di Cremona, nelle relazioni internazionali, alle iniziative condotte col museo del violino, CremonaFiere, centro di musicologia Stauffer e istituto Monteverdi. E i cittadini? Non fanno parte di questo Sistema Cremona, che rimane un accordo fra istituzioni, un’élite che intende rappresentare l’intera città a sua insaputa. Non c’è partecipazione popolare e quindi questo Sistema Cremona è come un bunker delle istituzioni, calato dall’alto per combattere una battaglia cui la popolazione non partecipa e dalla quale non ha sinora tratto beneficio, perché liuteria e studio del suono sono caratteristiche sì prestigiose tutta non in grado di trascinare una città. E Cremona non è una città della musica.
Galimberti, però, da insegnante continua col proprio atteggiamento professorale e non accetta alcuna critica. Il sistema Cremona e l’impegno scatenato per promuovere la liuteria sono così lanciati che non si possono più fermare.
“Per questo, oltre a lavorare sul consolidamento del Sistema – ha ancora aggiunto il sindaco – stiamo portando questo Sistema nel mondo, portando con noi l’intero paese in collaborazione sempre più stretta è strutturata con Regione e Governo”.
Segue il comunicato, che nel titolo parla di marchio rafforzato e sostegno ai luitai: “Così la nostra liuteria è competitiva nel mondo”
Continua a leggere “Impegno forsennato per la liuteria, ma cui prodest?”
“L’anima della città”, il mega-violino alto otto metri situato ormai davanti alla stazione ferroviaria, viene accettata con una delibera di giunta schematica anzi stringata ma non scabra, perché sarebbe eccessivo riconoscerle sia un’espressività accuratamente evitata, senza vantaggio quindi per l’evoluzione dei sistemi comunicativi, sia la presenza di alcune informazioni di cui taluni invece vanno sitibondi.

Ce lo si domanda, quanti euro richiederà ogni anno la manutenzione, qual è il valore economico dell’opera, che ha comportato costi al donatore, la ditta Steel Color, quant’è costato il progetto dell’architetto Giorgio Palù, e soprattutto qual è il giudizio della giunta Galimberti sull’opera stessa e la sua collocazione, appetto la statua dell’Eroe dei due mondi. C’è insomma spesa pubblica? Non è forse stata spostata una telecamera di videosorveglianza? E Linea.com quanto spende? In realtà i componenti della giunta hanno visto la statua del Palù, pensato e ponderato un giudizio ma quale? Non l’hanno mai scritto, nemmeno con sintesi ermetica, né hanno disseminato tracce allusive. Dal sindaco ci si aspetterebbe un’argomentazione deduttiva, nello stile scientifico che gli dovrebbe essere proprio e cui invece rinuncia, trascinato dalla sua viscerale propensione a farsi promotore di Cremona. Il sindaco si è pronunciato durante l’inaugurazione del monumento, come anche l’assessore Barbara Manfredini.
La delibera afferma che i costi della donazione sono a carico del donatore, che il monumento è un “violino stilizzato”. Pare che insomma l’obiettivo sia il risparmio di parole e concetti. Si viene a sapere che l’atto di donazione è redatto dal notaio Manera di Soresina. Le motivazioni sono laconiche, eccole:
La Società Steel Color S.p.A. e l’Arch. Giorgio Palù, in qualità rispettivamente di realizzatore e progettista dell’opera, hanno proposto la donazione al Comune di Cremona di una scultura rappresentante un violino stilizzato denominato “L’anima della città”.
La scultura, realizzata completamente in acciaio, troverà collocazione presso i giardini di Piazza della Stazione, così come precedentemente stabilito dalla stessa Amministrazione Comunale nella seduta di Giunta Comunale del 12 agosto 2015. La stessa società si farà carico di tutte le spese derivanti dalla realizzazione dell’opera, dei costi intellettuali, nonché dei costi relativi alla donazione al Comune di Cremona.
Sulla collocazione dell’opera in questione il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha espresso parere favorevole in data 27 gennaio 2016 (vedi nota Percorso Istruttorio)
Lampeggia il rimando alla seduta di giunta del 12 agosto 2015, quando però il comitato di quartiere non aveva ancora scritto alcuna lettera e una parte dei cittadini non si era espressa. Donatore e accettatore del dono hanno deciso senza però che chi ha a che fare ogni giorno con il dono si sia potuto pronunciare per tempo. Nessun coinvolgimento dei cittadini: ancora una volta parlare di partecipazione non si può parlare. Nemmeno la commissione Paesaggio del Comune si è potuta esprimere. Il Ministero ha voce in capitolo, così come naturalmente la giunta che però sceglie la regola del silenzio: tra gli attori i cittadini non ci sono, possono solo stare al di qua del palcoscenico. Per applaudire o disapprovare, eventualmente perché la piazza della stazione viene notevolmente modificata. Il centrosinistra non ha fatto partecipare i cittadini in alcun modo, ancora una volta.
Il violino, con le sue piccole dimensioni, la forma graziosa, la leggerezza, la portabilità, e lo stesso sistema di produzione del suono, con il contatto fra l’archetto e le corde e la positura del braccio, ha spesso ispirato gli artisti perché dà l’occasione al violinista di sviluppare la propria espressività, nello sguardo e nei gesti, nella stessa figura fisica che sembrerebbe modellata dalla musica. Il violinista può essere anche vagabondo: basta la sua ombra ad evocare la musica. Cremona invece ha scelto di identificarsi in un violino alto otto metri più basamento, fatto d’acciaio, monumentale, senza violinista, dove la musica è trasmessa elettronicamente, denominato “L’anima della città”. Protagonista è la materia elaborata dall’industria, in forme astratte, e dalla tecnologia. Questa è “L’anima della città” scelta e accettata dal sindaco Galimberti e dei suoi sostenitori. Per altri il violino è veramente un’altra cosa. Gli esempi sono numerosi, come mostra il video.
Ci sono altri esempi di monumento al violino
http://www.gardapost.it/2014/07/18/salo-monumento-violino/
Nella foto il monumento donato dalla ditta Steel Color (la foto è tratta da www.lanimadellacitta.it) e collocato davanti alla stazione ferroviaria di Cremona, progettato dall’architetto Giorgio Palù.
Non passa il bilancio della Fondazione San Domenico. Baronio vota contro, Lazzari si astiene e si dimette. Mai visto un caos simile alla Fondazione San Domenico: “complimenti” a Stefania Bonaldi e al PD, nomine “azzeccate”…
E’ il caso di dire…’c’eravamo tanto amati’: questa, infatti, è la situazione che vivevano, da tempo, i componenti del C.d.A. della Fondazione San Domenico, con i tre membri nominati dal Consiglio Comunale l’un contro l’altro armati. A condurre la Fondazione su una “strada” evidentemente sbagliata, anzi in un “vicolo cieco”, sono state le nomine “lungimiranti” del Sindaco Bonaldi e del PD: errata la scelta, da parte del Sindaco, del Presidente (Peppino Strada) – giudicato troppo ‘solista’ – o quella dei due Consiglieri – Fausto Lazzari (Rifondazione Comunista) e Domenico Baronio (M5S) -, considerati troppo ‘tecnici’ per fare gli amministratori? Si, perché la Scuola di Musica ha un suo Direttore, esattamente come il Teatro ha un suo Consulente artistico; quindi gli amministratori dovrebbero avere un ruolo, uno sguardo, delle funzioni differenti. Un dato è incontrovertibile: è una crisi inedita, per la Fondazione…da cui è stato estromesso il centro-destra, tutta interna al centro-sinistra e ai rapporti che il medesimo ha tentato di intavolare con il M5S… Ora la corda si è spezzata, essendo andati Lazzari e Baronio fino in fondo. Infatti, con due rappresentanti del Comune su tre che non hanno approvato il bilancio, il medesimo non è passato, come da Statuto. Adesso che succederà? Andremo allo scioglimento prematuro del C.d.A., e al suo conseguente rinnovo? Si continuerà a estromettere il centro-destra, come è accaduto non solo al San Domenico ma anche in seno al C.d.A. della Fondazione Benefattori Cremaschi? Verrà riproposto lo stesso Presidente e adottato lo stesso discutibile metodo…di non condivisione con la minoranza consiliare della figura chiamata a gestire quello che è, ormai, il vero ‘polo culturale’ della città e del territorio? Oppure interverrà la nomina di un Commissario esterno, da parte del Sindaco, sempre che sia una procedura formalmente percorribile? In ogni caso, la Fondazione San Domenico – questo è il dato saliente – è ‘in panne’, bloccata, a causa della politica.
E ciò accade perché i nodi vengono sempre al pettine: al riguardo, Bonaldi e il PD, non hanno altro da fare che recitare il ‘mea culpa’ per le criticità che Loro stessi hanno ingenerato. Vien da chiedersi, infine, in termini più generali: Rifondazione Comunista correrà da sola, a questo punto, nel 2017, alle Comunali? La crisi con Bonaldi e il PD, da parte di Rifondazione, si è ufficialmente aperta al San Domenico? Quanto al rapporto PD-M5S è chiaro che non è esattamente idilliaco e promettente, in previsione delle amministrative e di eventuali ballottaggi…
Antonio Agazzi
Capo Gruppo di ‘Servire il cittadino’ in Comune a Crema
Il mecenatismo è ancora una strategia valida, a patto che si basi sull’innovazione e ripaghi dell’investimento. È quanto emerso dalla tavola rotonda “Finanziare la Musica”, organizzata all’interno di Cremona Musica International Exhibitions e alla quale hanno partecipato Maurizio Baglini, Fortunato Ortombina, Florence Alibert, Pierre Perrenoud e Lidia Carrion con la conduzione di Roberto Prosseda.
Nel corso dell’incontro si è tornati a parlare di uno dei tasti più dolenti e delicati del mondo culturale italiano: il reperimento di fondi, divenuto ancora più complicato dopo i numerosi tagli sui finanziamenti pubblici e privati nell’ultimo decennio di crisi economica.
PROPOSTE UNICHE. «I progetti che proponiamo a possibili finanziatori – ha detto Baglini, musicista e consulente artistico del Teatro Verdi di Pordenone – devono far breccia in un mondo che è di certo minoranza dal punto di vista quantitativo. Per questo ritengo fondamentale l’unicità delle proposte, mentre è chiaro che il patto di fiducia fra finanziatore e proponente del progetto deve portare un utile».
Una filosofia condivisa da Pierre Perrenoud, co-fondatore di iClassical Accademy, l’innovativa piattaforma web che permette a qualsiasi musicista di frequentare masterclass e lezioni a distanza con i migliori insegnanti al mondo. Il tutto è reso possibile grazie a un progetto multimediale online strutturato e capace di riprodurre la tipica interazione fra insegnante e docente. «Abbiamo dovuto attendere fino a oggi perché iClassical Accademy ha richiesto lo sviluppo di una tecnologia molto avanzata – ha raccontato Perrenoud –. Abbiamo abbracciato con convinzione questo progetto perché pensiamo che possa durare e offrire un ritorno economico in grado di garantire la prosecuzione del progetto stesso. Per questo crediamo sia importante investire in pubblicità e marketing».
ANDARE INCONTRO AL PUBBLICO. Propositivo – nonostante le fosche previsioni per l’immediato futuro – il parere del direttore artistico del teatro La Fecnice, Ortombina: «Da dopo la crisi, quello del finanziamento alla musica è un argomento sempre più all’ordine del giorno. Io credo che ci aspettino tempi forse anche peggiori di quelli che abbiamo vissuto fin qui. Quello che non deve mancare, però, è la reazione alla temperie. La risposta sta nel rinnovamento e nel tentativo di andare sempre incontro al pubblico. Non dimentichiamo che esistiamo per rendere accessibile all’umanità un bene creato dall’umanità».
Particolarmente significativa l’avventura testimoniata da Florence Alibert, direttore generale del Palazzetto Bru Zane di Venezia. Il “Centre de musique romantique française”, nato nel 2009, ha scelto come propria vocazione la riscoperta del patrimonio musicale francese del grande Ottocento (1780-1920), impegnandosi in una serie di attività che vanno dalla ricerca ed editoria, alla programmazione e diffusione internazionale di concerti, fino sostegno alla registrazione discografica.
Più analitico l’intervento di Lidia Carrion, direttore generale di Swiss Luxury Culture Management, che ha sottolineato come il pragmatismo sia funzionale alla ricerca di fondi anche in ambito musicale. «Esistono tre settori da prendere in considerazione – ha spiegato –: il finanziamento dell’attività personale, il finanziamento dell’attività progettuale, il finanziamento legato a istituzioni, gruppi e associazioni. Ciascuno dei tre richiede approcci differenti. Proprio per pragmatismo, in ognuno di questi occorre lasciare da parte le illusioni».

“Per decidere la collocazione del David di Michelangelo si riunì una commissione a Firenze”, Andrea Virgilio, assessore all’urbanistica, lo fa notare: non ci sarebbe stato nessuno scandalo se si fosse riunita la commissione Paesaggio del Comune di Cremona per stabilire qual è la collocazione più adatta al monumento al violino di Giorgio Palù intitolato per volontà privata “L’anima della città”. Anche cinque secoli dopo (era il 1504 quando fu deciso di incastonare il David davanti a Palazzo Vecchio) la commissione ha un senso. “Sono molto soddisfatto del lavoro della commissione, che non voglio valutare nel merito per non intromettermi: c’è una collaborazione continua e senz’altro utile” l’assessore non vuole che la commissione sia scavalcata, umiliata e retrocessa e aggiunge che “il giudizio estetico è soggettivo”.
La posizione topografica di un monumento è decisiva in rapporto al suo signicato. Il David di Michelangelo (esempio eclatante e quanto mai chiaro) esprimeva il successo della Repubblica, la meravigliosa opera d’arte aveva un senso politico, e quindi era opportuna la sistemazione davanti a Palazzo Vecchio. Della commissione facevano parte Sandro Botticelli, Filippino Lippi, Leonardo da Vinci, Pietro Perugini, Lorenzo di Credi, Antonio e Giuliano da Sangallo, Simone del Pollaiolo, Andrea della Robbia, Cosimo Rosselli, Davide Ghirlandaio, Francesco Granacci, Piero di Cosimo, Andrea Sansovino.
Il David era certamente l’anima della città. La Firenze di allora esprimeva un capolavoro universale valutato da una commissione che mette i brividi, se la si immagina riunita. Comunque era senz’altro opportuno che una commissione esprimere una scelta e una rispeosta alla domanda sulla collocazione più opportuna, anche se i componenti non fossero stati geni dell’arte. Quella statua era e resta un simbolo.
Il paragone è vertiginoso e tuttavia è giusto che le funzioni della pubblica amministrazione vengano tutelate ed esercitate. Se un monumeto è fatto per una città, è corretto che la città si esprima. Cremona non si è pronunciata, lo ha fatto solo la Soprintendenza e soltanto in relazione alla compatibilità con la statua di Garibaldi.
Massimo Terzi, esponente più noto della commissione Paesaggio del Comune (i cui provvedimenti ahimé non sono pubblicati, mentre quelli dell’analoga commissione della Provincia sì, almeno in alcuni casi) non intendeva fare polemica: l’email all’assessore Virgilio infatti era personale. “Non sapevamo che c’era stato il parere positivo della Soprintendenza, tutto qui”, anche se la vicenda “fa pensare”. Troppo pochi hanno visto il monumento al violino prima della scelta della collocazione.
La filantropia fa parte del modo di agire di un industriale, non è una novità su questo pianeta; il Comune però riesce a gestire un mecenate così forte, rispetto alle piccole dimensioni della città, come l’industriale Arvedi, mantenendo la propria autonomia decisionale? No, da quel che si è compreso. Un monumento – un violino d’acciaio alto otto metri più il basamento – che s’intitola per iniziativa privata “L’anima della città” – non viene valutato né tecnicamente né politicamente, viene autorizzato dalla Soprintendenza, i cittadini non sono coinvolti, la liuteria e il violino diventano dopo numerose altre iniziative simbolo di una città, i cui abitanti però hanno tutt’altro per la testa (dopo anni di crisi economica si capisce); alcuni cittadini, poi, vorrebbero partecipare di più alle decisioni, ritrovandosi realizzate una serie di vistose e costose opere pubbliche (sottopassi e sovrappassi) che hanno apportato, non sempre a ragione, più polemiche e tensioni che benefici riconosciuti da tutti. Il Comune è poi entrato in diverse alleanze e collaborazioni con i privati e le grandi società (A2A innanzitutto) percepite come potenze estranee. Una città dilaniata dalle contrapposizioni è solo un agglomerato litigioso. Il mega violino di Giorgio Palù, che appare squarciato, quindi appare appropriato. All’architetto Giorgio Palù un augurio mediante un antico detto greco: chalepà tà kalà. Cremona, però, ha bisogno di un progetto ampiamente condiviso.
Il testo di ieri 30 settembre 2016 su http://www.telecolor.net