50 associazioni col comitato di Crotta contro le scelte ambientali dell’ente Provincia

CREMONA “Siamo come tanti topolini ammaestrati, come esseri dai riflessi condizionati, su di noi valgono le teorie di Pavlov, per noi estate vuol dire tenere le finestre chiuse” Cristina Cavalli ha fatto sentire nel suo discorso tutta la volontà dei cittadini di uscire dal dominio dell’economia dell’inquinamento che si è formato nel corso dei decenni, tra autorizzazioni di discariche, allevamenti, biogas, spandimento di fanghi e ora, in più, un compostaggio di sfalci verdi con una previsione di odori e traffico che gli abitanti non accettano. “Ci è stato chiesto un sacrificio, perché qualcuno deve pure sacrificarsi, ma il sacrificio, se non è volontario, è tipico della schiavitù e della sottomissione, noi vogliamo essere liberi” ha aggiunto Cristina Cavalli.


Cinquanta associazioni hanno sottoscritto il protocollo di solidarietà con il comitato di Crotta, un documento che promette battaglia, come hanno confermato gli interventi di ieri sera nella sala Eventi di Spaziocomune in piazza Stradivari. L’obiettivo è costringere l’amministrazione provinciale a cambiare le politiche ambientali affermate e mai discusse a colpi di decreti dirigenziali. Per questo “non basta continuare sulla linea tecnico-legale seguita finora, anche se giusta” ha affermato Marco Pezzoni, in uno degli interventi della serata, organizzata dal comitato, dall’Acli e da Legambiente.
Infatti, come sostenuto da Pezzoni, la linea tecnico-legale, condotta sullo studio dei documenti presentati dalla ditta Sovea, è stata stroncata sin dall’inizio dall’amministrazione provinciale, che ha escluso la Valutazione d’impatto ambientale, il documento che, con la partecipazione dei cittadini, analizza l’impatto ambientale di lunga durata su un ampio territorio circostante. E’ una procedura che l’ente Provincia ha escluso pur affermando che l’inquinamento complessivo arriva alla soglia, mentre la diffusione di odori supera il limite.
Occorrerà allora seguire una via politica, senza escludere il ricorso al referendum se lo statuto comunale lo consente. Il consiglio provinciale, i cui 12 sindaci hanno eletto il presidente Davide Viola, primus inter pares, dovrà essere informato della mobilitazione dei cittadini e delle associazioni. E i 12 sindaci saranno chiamati a pronunciarsi sullo stress del territorio, dove il limite sociale della pressione delle aziende appare superato.  La pianificazione è lo strumento per prevenire queste situazioni-limite. La lotta politica democratica è inevitabile, anche perché sono state messe in evidenza le contraddizioni della procedura sinora seguita, ma l’ente Provincia non ne ha preso atto, nemmeno se il medico del lavoro Edoardo Bai ha dimostrato che la normativa regionale è stata disattesa. E’ intervenuto anche il vescovo, i pronunciamenti sono stati numerosi, la l’iter autorizzativo non è stato modificato.
Le associazioni, una volta trovata un’intesa così forte, potrebbero proseguire un cammino comune, con una struttura organizzativa non gerarchica e un proprio notiziario della sostenibilità, per far conoscere le situazioni in cui l’inquinamento rende difficile la vita quotidiana.

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