San Felice al culmine del degrado

 

CREMONA Il degrado della frazione San Felice è tale, che il Comune ha deciso stamattina di partecipare al Bando nazionale per la riqualificazione urbana, che mette a disposizione 500 milioni di euro per le periferie più degradate d’Italia sulla base di un decreto del governo del giugno scorso. L’istanza comunale è rivolta direttamente alla presidenza del consiglio dei ministri. Non ci sono attualmente alternative all’intervento del governo, secondo l’amministrazione, anche perché gli investimenti privati scarseggiano più che mai, il municipio non incassa più oneri di urbanizzazione come nel decennio scorso e, come ha ammesso l’assessore Andrea Virgilio, negli anni scorsi, quando c’erano risorse a disposizione, la manutenzione ordinaria non è stata fatta.

Il risultato è che a San Felice, come confessa il progetto di fattibilità approvato stamattina dalla giunta Galimberti, occorre demolire e ricostruire la scuola, riqualificare e manutenere la palestra, ma anche completare la piazza di fronte alla chiesa e sistemare le vie San Felice, Torchio, Caudana e Allende installando lampioni nuovi e telecamere di videosorveglianza. Un centro abitato tutto da rifare, comprese le aree esterne dei condomini popolari, ma anche le aree verdi a ovest del centro abitato. Il Comune parla addirittura di azioni di sostegno alla socialità e di contenimento all’emarginazione sociale. In questi ultimi anni le proteste rivolte dagli inquilini delle case popolari all’Aler non si sono contate, e sono poi continuate da quando è stato costruito il nuovo sovrappasso. Lamentele per gli allagamenti a ogni temporale, tanto che in febbraio il Comune ha speso 270mila euro per la manutenzione della roggia Quistra; proteste per i collegamenti difficoltosi con San Savino e con Cremona, lamentele per i rumori, tanto che Centropadane installerà una barriera fonoassorbente. Quindici alloggi di edilizia pubblica, ex Aler, su otto palazzine, saranno risistemati con finanziamento regionale, e anche un Piano integrativo, che ha consentito la demolizione della cascina Corte nel centro del paese dopo tanti trent’anni di discussioni su un recupero mai realizzato. Ancora una volta la mano del governo potrebbe farsi sentire direttamente sulla realtà locale, che fra enti pubblici e investitori privati a San Felice presenta un simbolo chiaro: le macerie della cascina Corte.

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